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La festa del sole e noi siamo belli come il sole, tu come ti senti?

Ciao Bello de casa e buon 14 Gennaio!

Qualcuno che ci legge già lo saprà, ma forse tu no… e Mutuetto ti informa!

Sento i miei figli parlare di tatuaggi e scopro un mondo: la ricerca è intensa e per nulla casuale, scoprono con attenzione e curiosità i simboli che rappresentano loro e i concetti che hanno a cuore.

La tanto criticata Generazione Z, cresciuta in ambienti iper-multietnici, ha una mentalità così aperta che prescinde dai limiti che gli vengono imposti: portano dread e treccine, conoscono divinità appartenenti a qualunque religione, subiscono da sempre impulsi e input da parte di qualunque scuola di pensiero.

Questo porta inevitabilmente i ragazzi a seguire concetti liberi, ritrovandosi poi, davanti ai loro schermi, ad attingere da diverse dottrine e filosofie di pensiero.

Qualcuno si incide sulla pelle un Dio Greco-Romano a rappresentazione di un sentimento che lo rispecchia, qualcun altro cerca fiori di ogni tipo o rispolvera vecchi folclori come lo stile Maori, anche se non ce l’hanno nel sangue o se nessuno gliene ha mai parlato.

Mi servo di questa lunga premessa perchè ci tengo a parlare di qualcosa partendo dal concetto che TUTTO ci appartiene e, in particolar modo, che ogni cosa può essere spunto di grandi riflessioni.

Alcuni di noi approcciano alle religioni in modo metaforico e, senza seguirle a bacchetta, riescono a trasferire le nozioni che hanno interpretato in ricche lezioni di vita, proiettandole poi nel proprio quotidiano.

Ebbene sì, per qualcuno oggi è un giorno di festa e, come già saprai, noi di Mutuetto festeggiamo sempre volentieri.

Fin dagli albori della storia l’uomo ha celebrato e idealizzato tutto ciò che poteva essere inteso come un inno alla vita, talvolta anche divinizzando questi pensieri e, di conseguenza, omaggiando questi principi con feste ed eventi.

Al centro delle magnificenze osserviamo da millenni la natura che, benevola o meno che sia, porta con sè prosperità e ciclicità. 

Adoriamo da sempre la luce del sole e della luna, che periodicamente nel corso della storia è stata demonizzata e divinizzata di continuo.

Ma oggi la protagonista indiscussa è Surya, Dea Induista della luce e del sole.

L’apice della festività avviene ogni 12 anni, ovvero ogni volta che Giove termina il suo giro intorno al sole. A celebrare la rivoluzione completa del pianeta, circa 100 milioni di seguaci da tutto il mondo si raccolgono in uno dei più influenti pellegrinaggi.

A ridosso del solstizio d’inverno, ci ricorda che arriveranno giornate più lunghe e luminose e segna il transito del sole nel Capricorno.

Conosciuto come “Makara rashi” nell’astrologia Indiana, da qui la festa prende il nome di Makar Sankranti.

Il periodo inoltre, rappresenta per l’India un momento di pace in quanto il lavoro nei campi, verso la metà del mese di Gennaio, si alleggerisce e non di poco: i raccolti sono stati seminati e le famiglie possono finalmente godersi una meritata pausa in compagnia di amici e parenti, mentre i bambini vanno di casa in casa cantando, in cerca di dolcetti e squisitezze. 

I più devoti in questo giorno si avvicinano a fiumi e laghi sacri bagnandosi nelle promettenti acque e ringraziando il sole tramite una cerimonia.

Si esce da questo bagno meritevoli o puliti dei peccati passati. Viene poi recitata una preghiera al Sole, ringraziando dei propri successi e prosperità.

I festeggiamenti più iconici restano però il caratteristico volo degli aquiloni, le danze e i falò che illuminano gli occhi di tutti i presenti.

L’inclusiva tradizione, più in voga in Nepal e alcune zone dell’India, vuole poi che le famiglie preparino un dolce particolarmente appiccicoso a base di zucchero e sesamo che simboleggia la capacità di stare insieme con gioia, nonostante le diversità e l’unicità di ogni singolo individuo.

L’impressionante attitudine dei seguaci dell’induismo di condividere pasti e festeggiamenti mi riporta sempre all’importanza della famiglia, l’importanza di poter pensare sempre di aver fiducia nel prossimo.

Tutti noi siamo stati scottati dalla vita almeno una volta e abbiamo fatto lunghe chiacchierate con amici o parenti che in quei periodi si sono presi cura di noi e dei nostri cuori in pezzi.

E se gli scotti sono il segno che c’è gente cattiva, i nostri cari e noi stessi in primis, siamo l’eccezione che conferma la regola: la certezza che al mondo c’è anche altro.

Siamo costantemente alla ricerca di più spazio per noi ma anche di compagnia e io, ormai cinquantenne, ho capito quanto è importante condividere un pasto, passare un pomeriggio a giocare a carte o vedere un film in compagnia e mai mi inserirei in un ambiente che non me lo permette.

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Daje, alla prossima bello de casa!

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