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Li stavo aspettando, eccoli i miei clienti: sembrano usciti da una copertina di Vanity Fair, belli come le famiglie della pubblicitร .
I due ragazzi si siedono di fronte a me, il bambino biondo e riccioluto, sceglie di sedersi sul pouf rosso, telefono in mano e cuffie nelle orecchie.
-Buongiorno signor Mutuetto, Mattia vuole cambiare casa- anche la giovane valchiria รจ convinta che il mio cognome sia Mutuetto e io non mi oppongo, glielo lascio credere.
Mi metto a controllare le solite scartoffie per vedere se i ragazzi possono prendere il mutuo: la giovane mamma si chiama Camilla, il marito Lorenzo.
Ma allora chi รจ sto Mattia che vuole cambiare casa?
Il mio sguardo si posa sul marmocchio, intento a guardare chissร  cosa sullo schermo di un iphone nuovo di zecca, forse un video divertente su Tik Tok.
๐ˆ๐ง ๐ฎ๐ง ๐š๐ญ๐ญ๐ข๐ฆ๐จ ๐ฉ๐š๐ซ๐ญ๐ž ๐ข๐ฅ ๐ฆ๐ข๐จ ๐ฏ๐ข๐š๐ ๐ ๐ข๐จ ๐š ๐ซ๐ข๐ญ๐ซ๐จ๐ฌ๐จ.
Avevo 8 anni quando i miei genitori decisero che avrei dovuto cambiare casa.
-Andremo ad abitare in una casa piรน grande e piรน bella, con un grandissimo terrazzo, compreremo una cameretta nuova e avrai persino un campo da tennis condominiale e un grande giardino in cui giocare a pallone con i tuoi nuovi amici- mi disse mia madre con gli occhi che le brillavano dalla felicitร .
Mi sentii come se mi stessero strappando il cuore dal petto.
La spiegazione era una sola: ero stato adottato, questo era quello che mi ripeteva mia sorella ogni volta che avevamo una discussione, ora ne avevo la certezza.
I miei genitori non potevano farmi una simile crudeltร .
-Possiamo portare con noi anche Felice?-chiesi con le lacrime agli occhi
Felice era il mio amichetto del cuore, abitava alla porta accanto alla mia e avevamo condiviso ogni pomeriggio da quando avevo memoria.
Facevamo ogni tipo di sfida: a chi correva piรน veloce, a chi imparava prima la poesia a , a chi sputava piรน lontano,a chi finiva prima l’album dei calciatori, a chi faceva la pipรฌ piรน in lร  e alla fine della giornata un vincitore non c’era mai, io e Felice ci eguagliavamo in tutto.
-Felice potrร  venire a casa nostra quando vorrร - mi rispose dolcemente mia madre.
Dovevo fargli pena, i singhiozzi mi scuotevano il petto e le copiose lacrime mi rigavano il viso.
Ok forse non ero il figlio perfetto, qualche volta rispondevo male, qualche volta la facevo arrabbiare perchรจ tornavo a casa con i pantaloni della tuta bucati e le ginocchia sbucciate, qualche volta mi rimproverava perchรจ non avevo voglia di fare di fare i compiti, ma tutta questa cattiveria proprio non me la meritavo.
In segno di protesta decisi di fare lo sciopero della fame, come faceva spesso un signore di nome Marco con i capelli bianchi che mi era capitato di vedere al telegiornale.
Sarei morto di fame e i miei genitori mi avrebbero avuto sulla coscienza per il resto dei loro giorni, spezzare una vita cosรฌ giovane li avrebbe fatti bruciare all’inferno.
Quella giornata infame era quasi finita, la cena era pronta: pasta al sugo con polpette, decisi che la protesta sarebbe cominciata all’indomani.
Al mio risveglio trovai la colazione sul tavolo come sempre: un bel panino con la Nutella e un bicchierone di latte freddo.
Passai accanto al tavolo guardando con la coda dell’occhio tutto quel ben di Dio, ma un uomo vero per una questione di principio deve essere pronto a qualsiasi sacrificio cosรฌ salutai mia madre e le dissi che andavo da Felice.
-Ma non fai colazione?- mi domandรฒ.
-No grazie, non ho fame- risposi .
Credo che quella fu la prima volta che pronunciavo quella frase e, aggiungo, anche l’ultima.
Mia madre mi sfiorรฒ la fronte con le labbra, come era solita fare quando pensava che avessi la febbre.
Il mio piano stava funzionando: sarei morto di lรฌ a poche ore e loro dovevano sentirsi responsabili di aver spinto un bambino innocente, seppur adottato, a compiere quel gesto estremo.
Trascorsi la mattinata col mio amichetto, piangemmo insieme e ci compatimmo a vicenda per essere nati in un mondo cosรฌ crudele, dove i bambini erano soltanto dei bambini e la loro opinione contava poco piรน di niente; una vita scandita da regole e divieti che al confronto la vita militare era un giochetto:
โ€œNon ci si alza dalla tavola prima che tutti abbiano finito di mangiare, non si accettano caramelle dagli sconosciuti, si sta seduti composti, in casa degli altri bisogna stare fermi e non toccare nulla e se ti offrono qualcosa bisogna accettare con moderazione senza essere sfacciati, non si interrompono i โ€œgrandiโ€ mentre stanno parlando e non ci si intromette nei loro discorsi, bada bene di salutare sempre gli adulti e continua a salutarli ogni volta che li incontri anche se loro non ti rispondono, porta rispetto alle persone piรน grandi e rivolgiti loro dandogli del lei…โ€
In mezzo a tutta quella disperazione si fece l’una, l’ora del pranzo.
Fu in quel giorno che realizzai che il mio stomaco era un organo a se stante, dissociato dalla mia testa e anche dal mio cuore : avete presente quando le persone non mangiano perchรจ sono nervose o soffrono per amore?
Ecco, io no.
Suonai il campanello, mia madre venne ad aprirmi, mi accolse con un grande sorriso e mi disse di andarmi a lavare le mani che il pranzo era pronto.
Obbedii e poi andai a chiudermi nella mia cameretta.
Un minuto dopo lei era lรฌ con il termometro in mano: io stavo morendo di fame, ma lei avrebbe pianto per il resto dei suoi giorni.
La vedevo giร  inginocchiata sul freddo marmo bianco portarmi i fiori e disperarsi e dirmi che non era vero che ero stato adottato, che ero il suo figlio preferito e che se fossi tornato mi avrebbe lasciato a vivere nell’appartamento vicino a Felice per il resto dei miei giorni, ma il suo pentimento sarebbe stato troppo tardivo.
Il pomeriggio fu terribile, il mio stomaco faceva dei rumori simili a quelli della caldaia quando si accende, sudavo freddo e le gambe non mi reggevano, forse avevo la febbre alta dalla gran fame…
Lentamente arrivarono le 20, era ora di cena.
Una cosa che ho imparato con l’esperienza รจ che non devi mai mostrare i tuoi punti deboli perchรจ un giorno qualcuno potrebbe approfittarne.
Sarร  che non pensavo di avere il nemico dentro casa, sarร  che ero ancora troppo piccolo e ingenuo per attuare strategie, fatto sta che mia madre mi ingannรฒ senza ritegno, facendo leva su un mio punto non debole, ma debolissimo: preparรฒ un bel piatto di cannelloni e li mise belli fumanti a tavola.
Prima di vederli ne avvertii l’odore e feci uno sforzo immane per non cedere, feci ricorso a tutta la mia forza di volontร , mi dissi che se avessi ceduto sarei stato un invertebrato, che soltanto un moccioso sarebbe caduto in una trappola del genere, ma un istante dopo mi ritrovai seduto a tavola con la bocca piena.
Era la resa, una disfatta cosรฌ catastrofica non si vedeva dai tempi di Caporetto.
Era il mese di giugno e la scuola era finita da poco, trascorsi il Ferragosto nella mia nuova casa e Felice con la sua famiglia furono i nostri primi invitati.
Felice venne qualche volta a trovarmi, ma poi come spesso accade, la distanza ebbe la meglio.
La voce della giovane cliente mi riportรฒ alla realtร :-Mattia vuole cambiare casa per andare a vivere vicino al suo cuginetto, la casa che abbiamo visto รจ un po’ lontana dai nostri posti di lavoro, ma io e mio marito faremo volentieri un sacrificio per vederlo felice.
Guardai il piccolo internauta, gli sorrisi, lui si tolse le cuffie e mi guardรฒ.
-Mattia puoi comprare la nuova casa , sei pronto per firmare il contratto?-
Certo che avrei meritato anche io una mamma alta, bionda e magra e soprattutto avrei meritato anche io di nascere ai tempi di Mattia!
Tu non devi fare contento il tuo “Mattia”?

Avventurarsi di banca in banca ad elemosinare di poter ottenere un mutuo รจ una delle cause piรน frequenti di ulcera gastroduodenale e di ansia generalizzata, se vuoi evitareย  di dover spendere, oltre ai soldi per l’acquisto della casa, i soldi per il gastroenterologo e per il neurologo, ti basta cliccare sul tasto che apre WhatsApp e mandarci un messaggio, ti richiamiamo in men che non si dica.

Basta la salute, un par de scarpe nove e un tetto sulla testa…

Daje, alla prossima bello de casa!

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